I lucchetti romani di Ponte Milvio lasciati dagli innamorati come promessa d’amore, resi famosi dal libro “Ho voglia di te” di Federico Moccia, sono di sicuro i più sdolcinati. Ma non sono gli unici lucchetti avvinghiati a lampioni e ringhiere nei pressi di un ponte. L’ho capito passeggiando lungo il fiume Passirio a Merano, che ospita da anni il “ponte dei lucchetti”. In questo caso però non sono gli innamorati gli artefici di questa mole di ferraglia, ma i militari congedati.
Wikipedia, che dedica una voce apposita ai lucchetti di Ponte Milvio, suggerisce che l’usanza sia nata a Firenze. Io, pur vivendo nei pressi di questa città, non me n’ero mai accorta!
A Merano, lucchetti di armadietti e targhe arrugginite resistono ai segni del tempo e…alle scelte dell’amministrazione comunale, ricordandoci tutti quei ragazzi costretti al servizio di leva obbligatorio. Simbolo di libertà dopo un anno di “prigione”? O semplicemnte un modo per dire “io c’ero” e abbandonare una fase della propria vita? In tutti i casi, un gesto che chiude un periodo, che qualcuno vorrà ricordare, che altri vorranno dimenticare.
E’ comunque suggestivo poter vedere da vicino e leggere quelle targhe. Sono vive. Ogni lucchetto è un ragazzo e nasconde un mondo. Paura, spensieratezza, voglia di tornare a casa, solitudine, nostalgia, amicizia, tristezza, allegria, chissà. Su una targa si legge: “Non abbiamo fatto niente, ma 12 mesi ce li hanno dati lo stesso! FI-NI-TA”…un sospiro di sollievo. E meno male che è finita davvero…