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Ore dieci, lezione di silenzio.

“Una mente silenziosa non vuol dire una mente senza pensieri. Vuol dire che i pensieri avvengono in quella quiete e possono essere meglio osservati. Possono essere pensati meglio.

Mai come oggi il mondo avrebbe bisogno di maestri di silenzio e mai come oggi ce ne sono così pochi. Bisognerebbe averli nelle scuole: ore dieci, lezione di silenzio. Una lezione difficile perchè, sintonizzati come siamo sulla costante cacofonia della vita nelle città, non riusciamo più a “sentire” il silenzio. Eppure, varrebbe la pena provare.

Se da ragazzo mi avessero insegnato la filosofia cominciando col farmi star zitto a chiedermi chi ero, avrei forse finito per capire qualcosa: se non altro che tutte quelle teorie avevano un rapporto con la mia vita ed erano meno noiose di come me le facevano apparire”.

Prendo spunto da questa citazione del libro “Un altro giro di giostra” di Tiziano Terzani (altre info su wikipedia), per dare spazio a un piccolo elogio del silenzio. Penso che ritagliarsi degli spazi di silenzio sia vitale per ognuno di noi, perchè solo l’assenza di rumore permette di vedere, sentire e capire certe cose, certe sensazioni, certe vibrazioni. E permette di fare luce su noi stessi. In fondo, i migliori abbracci sono quelli che nascono dal silenzio di due persone.

Ma non siamo solo noi poveri animali cittadini drogati dal rumore ad aver bisogno di silenzio. Anche ai media non farebbe male qualche pillola di silenzio. Emanuele Artibani nel suo blog lo invoca condannando la logica mediatica che fomenta lo scontro tra buoni  e cattivi, la rissa verbale, i processi mediatici.

Invece di concedere lo spazio per capire, i mezzi di comunicazione ci martellano ad esempio con i casi di meningite seminando la psicosi epidemia. E’ la logica del rumore. L’importante è che se ne parli. Meglio se in chiave catastrofica o conflittuale.

Tra i media però quelli di nuova generazione permettono forse un maggiore approfondimento, che si traduce in molteplicità di vedute e chiavi di lettura oltre a offrire la possibilità di ritagliarsi una certa dose di silenzio. Azzerato il volume degli altoparlanti, non rimane che il clic del mouse e il meccanico tamburellare della tastiera. Il rumore più acuto di internet resta forse la sovrabbondanza di contenuti … che al contempo è la sua forza.

E proprio questa è l’analogia con la mente umana. Anche la mente silenziosa è carica di pensieri, così come lo è di contenuti la rete. Il collegamento nasce dal silenzio, che permette di vedere i nodi.

Buon silenzio a tutti.

Ps: chissà se l’ipotetica disciplina scolastica del silenzio supererebbe la matematica in quanto materia ostile da parte degli studenti…


"Meglio avere la propria mente occupata a comporre la soap opera della propria vita che sonnecchiare di fronte a quella di qualcun altro". Steven Johnson

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